L’11 marzo 2021 il FAFT- GAFI (Financial Action Task Force o Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale), organismo che si occupa di elaborare e sviluppare strategie di lotta al riciclaggio, ha pubblicato un report contenente gli indicatori di rischio utili a contrastare queste attività illecite.

Gli indicatori pubblicati nel report, derivano da un campionamento di dati ricevuti nel corso del Trade-Based Money Laundering (TBML) project. Lo scopo è quello di migliorare la capacità di enti pubblici e privati di riconoscere attività sospette legate al riciclaggio.

Il problema che sp

esso si verifica nel settore privato è che alcuni indicatori di rischio derivano dall’incrocio di informazioni tenute in outsourcing (es. dati doganali, transazioni finanziarie). Questo ne rende più complesso il controllo e determina la necessità di affidarsi ad autorità competenti.

Nel report vengono classificate quattro categorie di indicatori di rischio:
Structural Risk Indicators
Trade Activity Risk Indicator
Trade Document and Commodity Risk Indicators
Account and Transaction Activity Risk Indicator

Alcuni esempi degli indicatori di rischio nella categoria Structural Risk Indicators sono:

Enti di commercio che hanno sede in giurisdizioni poco conformi in materia di AML/CFT oppure attività che sembrano non essere appropriate alla sede dichiarata (es. l’ente sembra usi una proprietà residenziale). Altri indicatori di questo genere possono riguardare l’assenza di una presenza online o una presenza online incoerente con l’attività di business, oppure ancora, la presenza di un proprietario o senior manager che sembri nascondere l’effettivo beneficiario dell’azienda.

Per quanto riguarda i Trade Activity Risk Indicator possiamo nominare:

La presenza di attività commerciali incoerenti con la linea di business aziendale, ad esempio un rivenditore d’auto che esporta vestiti. Sono sospetti gli affari commerciali complessi, in cui sono presenti molte parti di settori incoerenti tra loro. L’uso di prodotti finanziari in modo scorretto ad esempio l’uso di lettere di credito per periodi stranamente lunghi senza un giusto motivo. La presenza di bassi margini di profitto senza una motivazione apparente può essere causa di maggiore attenzione.

I Trade Document and Commodity Risk Indicators possono riguardare:

L’incoerenza dei dati presenti su contratti, fatture o altri documenti (es. incoerenze tra il nome dell’esportatore e il nome di chi riceve il pagamento). Un altro fattore rilevante sono l’assenza di documenti che giustificano le transazioni o la loro estrema semplicità. Per le aziende che svolgono attività di import/export vanno monitorare l’attività che prevedono l’importazione di prodotti e successivamente la loro esportazione con documenti falsificati.

L’ultima categoria di indicatori di rischio valutata è l’Account and Transaction Activity Risk Indicator 

Gli indicatori di rischio, classificati in questa tipologia, riguardano la gestione delle transazioni. La presenza di un conto che mostri un alto valore delle transazioni incoerenti con l’attività dichiarata dal cliente può essere sospetta. L’incongruenza tra l’ente commerciale che paga un prodotto importato e il destinatario effettivo (es. una società di copertura non coinvolta in transazioni commerciali).
Ma anche, attività di transazione connesse ad un’entità commerciale che aumentano di volume rapidamente e in modo consistente e poi diventano dormienti per un breve periodo; oppure la presenza di pagamenti circolari dove i fondi sono inviati da un paese e ricevuti di nuovo nello stesso, dopo aver attraversato diverse nazioni.

Tutti questi indicatori vanno monitorati con estrema attenzione ma è fondamentale tenere a mente che il loro uso è strettamente legato alle caratteristiche aziendali. Fattori come prodotto o servizio erogato, la linea di business, modalità di interazione con il cliente e risorse tecnologiche e umane utilizzate possono influenzare il loro utilizzo.