Gli illeciti fiscali costituiscono un fenomeno molto ricorrente nel nostro Paese, incidendo negativamente sulle entrate nazionali: per capire l’entità del fenomeno, basti pensare che soltanto nel triennio 2014-2016 in Italia è stato registrato un gap di circa 109,7 miliardi di euro.

Nello specifico, sono molteplici le forme che tale fenomeno può assumere: si passa dagli schemi illeciti più consolidati a forme innovative che prevedono il trasferimento di ingenti flussi finanziari all’estero nei cosiddetti “paradisi fiscali”, ossia territori a fiscalità privilegiata in cui vige una giurisdizione poco ferrea in termini di trasparenza.

È stato dimostrato come evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco siano due fenomeni strettamente correlati.

Gli illeciti tributari, infatti, sono quasi sempre inseriti in un contesto criminale più ampio e spesso sono due le opzioni:
– Il denaro frutto di evasione fiscale viene immesso nel circuito economico e utilizzato per alimentare nuovi fondi;
– Tale denaro viene utilizzato per appoggiare le attività della criminalità organizzata come ad esempio estorsione e corruzione.

Aggiornamento degli schemi rappresentativi di comportamenti anomali

A fronte di tutto questo, l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), in collaborazione con la guardia di Finanza e con l’Agenzia delle Entrate, ha deciso di aggiornare e ampliare gli schemi di comportamenti anomali adottati nel 2010 e 2012.

Con l’obiettivo di semplificare e rendere più efficiente la valutazione delle attività sospette, i nuovi indicatori messi a punto sono i seguenti:

A. Emissione di fatture per operazioni inesistenti: all’interno di questa fattispecie rientra “l’inesistenza oggettiva, totale o parziale delle operazioni, la sovrafatturazione nonché la riferibilità delle operazioni a soggetti diversi da quelli effettivi”.

Tra i settori imprenditoriali più colpiti individuati dall’UIF abbiamo: edile, commercio di autoveicoli, beni a contenuto tecnologico, beni alimentari, trasporto su strada, carburanti, logistica, metalli preziosi, pulizia e manutenzione e attività di consulenza e pubblicitarie.

B. Frodi sull’IVA intracomunitaria: vengono realizzate attraverso la costituzione delle cosiddette società cartiere o società “fantasma”, ossia entità prive di una effettiva struttura organizzativa, create ad hoc ed intestate a un prestanome.

Tali frodi sono strutturate come segue: l’operatore fantasma acquista beni esenti da IVA da un soggetto residente in un altro Paese, poi rivende gli stessi beni sul mercato interno a prezzi competitivi. Secondo l’UIF i beni più utilizzati per tali frodi sarebbero quelli di largo consumo con un elevato valore unitario di tipo tecnologico (come elettrodomestici o cellulari), assoggettati ad aliquota iva ordinaria.

C. Frodi fiscali internazionali e altre forme di evasione fiscale internazionale: consistono nel trasferimento all’estero di attività economiche e finanziarie o addirittura della propria residenza per sfruttare le differenze esistenti tra gli ordinamenti fiscali nazionali.

D. Cessione di crediti fiscali fittizi e altri indebiti utilizzi: con l’obiettivo di eludere i controlli fiscali, “i trasferimenti di crediti fittizi avvengono attraverso cessioni o conferimenti di aziende o di relativi rami delle stesse costituiti prevalentemente da crediti fiscali”. Talvolta, il credito fittizio viene utilizzato per il conferimento di capitale in società di nuova costituzione.

I seguenti schemi sono rivolti a tutti i destinatari dell’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette citati all’art. 3 del decreto legislativo del 21 novembre 2007, n. 231 volto a prevenire il riciclaggio di denaro, agli intermediari bancari e finanziari e infine all’attività di professionisti.